Contributo dei cittadini dell’ Associazione della Cervelletta: Il Parco e il Casale della Cervelletta
La Riserva Naturale della Valle dell’Aniene conta 650 ettari di un agro romano che conserva buona parte delle suggestioni di un tempo antico.
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BIbliografia
CASALI DELLA CAMPAGNA ROMANA
Esperienze di ricerca per la didattica Francesca Geremia, Michele Zampilli
Aracne editrice S.r.l 2013
CASALE DELLA CERVELLETTA Un casale tra fortezza e palazzo
Tesi di laurea di Flavia Camagni, Marta Giambrone, Elena Grassini
LA CAMPAGNA ROMANA ANTICA, MEDIOEVALE E MODERNA G. Tomassetti, Olschki, Firenze (1979
ROMA FUORI LE MURA lineamenti storico topografici del territorio della 5 circoscrizione
Carmelo Calci 1998
ARCHITETTURA E COSTRUZIONE DEI CASALI DELLA CAMPAGNA ROMANA
Daniela Esposito Soc. Romana di Storia Patria 2005
L’area naturale fa da cornice al fiume Aniene che percorre sinuoso gli ultimi 10,5 km del suo corso, attraversando i quartieri del quadrante orientale della città di Roma; poi raggiunge il Tevere.
Ed è in questo contesto naturalistico che si trova il comprensorio della Cervelletta dominato dall’omonomo casale fortificato, il bene storico e culturale più importante del territorio.
Quando, risalendo indietro negli anni, si tenta di conoscere il passato di questo casale, ci si perde tanto è articolata la storia che bisogna ricostruire.
Il casale è del 1630 , la torre del 1200 ma prima ancora in quell’area insisteva una villa romana di età tardo imperiale. Le poche cose che si conoscono sono più che sufficienti per suscitare, sollecitare curiosità e rispetto.
All’ingresso del Casale si possono vedere basoli romani e parti di un frantoio; all’interno del Casale sono invece custoditi alcuni interessanti frammenti di antefisse e un frammento di lapide funeraria appartenete ad una famiglia di liberti e che è stata datata almeno a 100 anni a.C.
In un’area della tenuta della Cervelletta, indicata nelle piante del 1800 come Monte della Puletrara, su una collinetta a nord del Casale e prospiciente il fosso di Tor Sapienza rimangono ancora pochi resti di una villa romana di età tardo repubblicana con fasi della prima età imperiale. Molto di quella villa romana fu certamente riutilizzato nella costruzione del casale come testimonia il Tommasetti riferendo che: “Le antichità di questa tenuta sono scom- parse perchè adoperate nella costruzione del grandioso palazzo. Non vi rimangono che numerosi poligoni di selce che attestano la vicinanza della via Collatina.”.
Una campagna scavi per riportare alla luce le fondamenta di quella villa romana sarebbe opportuna e potrebbe riservare sorprese e inaspettati ritrovamenti: in modo del tutto occasionale è già avvenuto nel recente passato.
La tenuta della Cervelletta era un vasto fondo medievale di proprietà ecclesiastica, inizialmente del monastero di S. Tommaso in Formis. Infatti, la prima notizia che si ha sul Casale è contenuta all’interno della Bolla di Onorio III del 25 febbraio 1217 in cui viene identificato con il nome di Casale sancti Loci. Dopo il 1217 le informazioni sono incerte e notizie successive si ritrovano nel periodo del pontificato (1389 – 1404) di Bonifacio IX.
Il toponimo sarebbe la corruzione del termine Cervaretto da cui Cervarettae quindi Cervelletta, derivante dalla presenza nel territorio di una riserva di cervi. Si è anche ipotizzato ad una derivazione proveniente dalla parola latina acervus (cumulo) per la presenza delle vicine cave romane (Tor Cervara), dove si creavano imponenti cumuli dagli scarti di lavorazione ed estrazione del tufo. Un’ultima ipotesi sull’origine del nome, sarebbe quella legata alla deformazione del termine latino quercus, quercia, pianta tipica della zona.
Perchè la tenuta compaia con il nome Casale della Cervelletta, si dovrà attendere le piante del Catasto Alessandrino (1660).
Ma non si tratta del casale come lo conosciamo oggi. Il nucleo originario di questo bene storico culturale è la torre che sovrasta il complesso con i suoi trenta metri di altezza.
La torre della Cervelletta è tra le poche ancora in piedi ed è tra le più belle e interessanti Nella sua fondamentale storia della Campagna romana lo storico Giuseppe Tomassetti cosi la descrive: “la bella torre medievale che signoreggia tutta la fabbrica ed è una delle più importanti della campagna romana. Essa è quadrata, costruita con minuscoli parallelepipedi di tufa, tipo del secolo XIII in XIV, e conserva tuttora, oltre le finestre sagomate in pietra, i modiglioni sporgenti in alto già sostenenti un ballatoio scomparso ed una garitta dal lato ovest”.
La torre scandita, nei suoi trenta metri di altezza, da feritoie e fori per le travature di fabbrica e coronata da una merlatura guelfa, è databile per la cortina muraria in blocchetti di tufo al secolo XIII e doveva avere funzioni soprattutto di giurisdizione e vedetta, come suggeriscono, oltre alle mensole di sostegno dei ballatoi, anche anelli marmorei che potevano sostenere le fiaccole per le segnalazioni luminose. Sul lato SO, accanto ma una finestrella murata, si nota una latrina aggettante, mentre sul lato NE si apre una piccola porta. A una finestra dell’ultimo piano della torre era posta una campana per la raccolta dei fedeli alle funzioni che si svolgevano in una cappella dedicata all’Assunta che sorgeva nel luogo dove nel 1911 fu costruita la chiesa dell’Immacolata.
La torre, di proprietà del Comune di Roma dal 2001, a dispetto dei vincoli di tutela ambientali, paesaggistici e culturali cui è sottoposta insieme al Casale, non ha mai usufruito dei necessari interventi di manutenzione: nella sostanza è in totale abbandono e dimenticata da tutte le Istituzioni.
Ora la torre è in grave pericolo e rischia di rovinare a terra trascinando con sé il casale. Da alcuni anni presenta lesioni verticali su almeno due dei suoi quattro fianchi e da tempo si chiede la messa in sicurezza della struttura tramite la cerchiatura.
Le mura e la merlatura guelfa della torre sono invasi da vegetazione infestante cresciuta nel corso del tempo fra le pietre. Le dimensioni delle piante e le loro radici disgreganti rappresentano un pericolo ulteriore.
Ma un allarme rosso viene dalla scoperta fatta a fine novembre 2018 attraverso le immagini fornite da un drone. Per la vetustà, per le piogge e i forti venti che hanno interessato la città’ negli ultimi tempi alcune guaine bituminose poste a copertura della sommità della torre si sono sollevate e ripiegate su sé stesse lasciando così scoperti i solai lignei. Un pericoloso varco aperto alle piogge invernali che produrranno ulteriori danni e crolli delle travature e dei piani in legno che indeboliranno ulteriormente tutta la struttura. Istituzioni e sovraintendenze sono state immediatamente allertate: si attendono segnali nelle assunzioni di responsabilità e per la salvaguardia dell’antico manufatto.
Anche il Casale, più “giovane” della torre di 400 anni, non gode buona salute; già nel 1998 Calci scriveva che “la veduta di questo casale, turrito e compatto, risulta per certi aspetti inquietante, subentra quasi il timore di una improvvisa implosione di volumi, una irreversibile distruzione di quelle stratificazioni culturali che sono i neuroni della nostra memoria storica.”
Le fasi evolutive del casale ricalcano fedelmente le trasformazioni sociali che hanno determinato nei secoli l’organizzazione dell’agro romano. Alla torre di guardia (XIII sec.) si aggiungono (incastellamento) tra il XIV e il XV secolo i primi corpi di fabbrica del casale all’interno del recinto originario; nel XVI secolo (1630 – 1633) altri corpi di fabbrica (stalle e fienili) vengono costruiti e viene realizzato il casale nella sua forma gentilizia tramandata fino ai giorni nostri. Interessante anche l’avvicendarsi nei secoli dei proprietari della tenuta e del casale.
1200 -1400 di proprietà di S. Lorenzo fuori le mura
1404 – 1546 sotto Bonifacio IX passa al Capitolo Vaticano
1547 -1560 torna di proprietà di S. Lorenzo fuori le mura
1560 – 1595 proprietario è l’abate Guido Ascanio Sforza della omonima casata
1595 – 1629 venduto dagli Sforza a Papirio Alvari
1630 è acquistato all’asta dal Cardinale Scipione Borghese
1835 casale e fondo agricolo passano al fedecommesso Duca Salviati
1951 la famiglia Borghese-Salviati vende la tenuta a due finanziarie edilizie
2001, tramite permuta con la Tirrena, il Comune di Roma acquisisce al patrimonio pubblico il Casale e il borgo
Dal 2001 al 2018 il Casale della Cervelletta entra in cono d’ombra: per mancanza di fondi (…ritornello delle amministrazioni!), per incuria, negligenza, disinteresse viene dimenticato e abbandonato a sé stesso,al logorio del tempo e al vandalismo degli uomini. Tuttavia, da decenni, i cittadini del IV e del V Municipio svolgono azione di promozione e di difesa del bene storico: organizzano visite guidate, incontri culturali, attivano iniziative, sollecitano le Istituzioni.
Nel dicembre 2017 “il Casale “esaminato a vista e sommariamente” da apposita commissione comunale, è stato interdetto per “potenziale pericolo di tegole, coppi e porzioni di travetti lignei”. Nella sostanza e a dispetto dei vincoli di tutela ambientali, paesaggistici e culturali cui è sottoposto il Casale della Cervelletta è in abbandono e dimenticato datutte le istituzioni.
Importanti studi condotti da due diverse università romane hanno prodotto adeguata indagine storica, un sistematico rilievo geometrico e materico, puntuale verifica del degrado; quanto occorre per consentire un intervento progettuale di salvaguardia e restauro. Una opportunità che le amministrazioni hanno mancato: infatti non è mai stata redatta una analisi dei costi per un progetto di restauro totale o parziale
Nei tempi recenti, due importanti eventi hanno riportato alla ribalta: il primo l’arena del cinema America organizzata nei mesi di giugno e luglio nei prati antistanti il casale; il secondo la partecipazione del coordinamento di associazioni “Uniti per la Cervelletta” e di “Vivere a Colli Aniene” alla nona edizione “I Luoghi del Cuore” promossa dal Fondo Ambiente Italiano (FAI).
Il coordinamento “Uniti per la Cervelletta” che riunisce associazioni, comitati e cittadini nella richiesta di salvaguardia e restauro del Casale della Cervelletta da anni e attivo sul territorio; ha sollecitato tutte le istituzioni interessate ma nessuna ha risposto con una adeguata iniziativa. La battaglia è ancora aperta.
Non possiamo aspettare oltre – dichiarano dal coordinamento – se nessuna azione e risorsa economica verrà messa in campo, attiveremo le relative denunce.
Il coordinamento “Uniti per la Cervelletta” che riunisce associazioni, comitati e cittadini nella richiesta di salvaguardia e restauro del Casale della Cervelletta da anni e attivo sul territorio; ha sollecitato tutte le istituzioni interessate ma nessuna ha risposto con una adeguata iniziativa. La battaglia è ancora aperta. Non possiamo aspettare oltre – dichiarano dal coordinamento – se nessuna azione e risorsa economica verrà messa in campo, attiveremo le relative denunce.
Guardando il Casale si rimane affascinati dalla imponente struttura e dalla magia antica di questo monumento inserito nell’ultimo angolo di Agro Romano. Ma non si vedono i valori immateriali: il deposito di storie e culture che nei secoli hanno abitato quei luoghi. Basterebbe citare alcuni nomi illustri per comprendere la dimensione di quel patrimonio. Ci permettiamo di elencarli rapidamente.
Angelo Celli scienziato, insegnante, legislatore, filosofo socialista, ha legato indelebilmente il suo nome alla cura della malaria. Fu parlamentare per sei legislature e tenace difensore dei diritti delle classi popolari. In particolare, propose e fece approvare dal Parlamento, leggi sul “Chinino di Stato”, sulle condizioni di lavoro delle donne e dei bambini, sulla maternità, gli infortuni, le pensioni e la scuola. Alla fine dell’Ottocento istituisce e gestisce la prima stazione sanitaria sperimentale contro la malaria alla Cervelletta: qui la sua sperimentazione si rilevò fondamentale per avviare a soluzione il problema della malaria. Di lui è stato scritto: “Tra i grandi idealisti filantropi, Angelo era il più grande che l’Italia ha visto nascere; se fosse vissuto in un altro paese sarebbe scritto in lettere d’oro nella sua storia civile”.
Anna Fraentzel nata a Berlino si trasferisce in Italia. Come infermiera si occupa di malaria nell’ospedale Santo Spirito. “Ogni minuto libero lo passavo in laboratorio” Svolge anche molteplici attività sociali ed assistenziali a favore delle donne e dell’infanzia. Con l’Unione femminile nazionale, di cui era dirigente nella sezione romana, promuove l’istituzione di scuole contadine nell’Agro Romano coinvolgendo importanti figure intellettuali: Sibilla Aleramo, Giovanni Cena, Duilio Cambellotti, Alessandro Marcucci. Da quel momento le scuole si svilupparono nell’Agro di pari passo con la diffusione dell’assistenza antimalarica.
Giovanni Cerletti, ingegnere, nel 1873 promosse a Gattinara (Novara) la prima Stazione enologica sperimentale italiana; nel 1876 fondò e diresse a Conegliano la prima Scuola di viticultura e di enologia divenuta presto famosa. Nel 1894, nella Tenuta della Cervelletta e su richiesta del duca Salviati realizza, con il sistema delle marcite, il più importante tentativo ottocentesco di bonifica della Campagna romana. L’esempio della “Cervelletta” fu contagioso e la sua opera fu richiesta in molte altre tenute. Con la sua mediazione “La Cervelletta” venne affittata alle famiglie dei Lodigiani, Monti, Bonfichi e Secondi. Con questi interventi il Cerletti trasformò il modello di azienda agricola (da pascolo ad allevamento bovino e produzione di foraggi) sostituendo alla figura ambigua del mercante di campagna quella moderna di affittuario-imprenditore.
Da quanto sommariamente descritto, si comprende come il Casale della Cervelletta sia da tempo sottoposto a vincoli ambientali, paesaggisti e culturali; non si comprende invece lo stato di cronico e disperante abbandono che lo hanno portato ad una progressiva rovina e nel breve ad un collasso mortale.