Giardini Segreti di Roma
I Giardini di Villa Borghese
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Luogo
Roma Villa Borghese. Giardini attigui a Galleria Borghese
Attori
- Comune di Roma
- Dipartimento Tutela Ambiente con la collaborazione della Soprintendenza Capitolina , Mibact
Progettisti Responsabili
- Progetto definitivo ed esecutivo: Dipartimento Tutela Ambiente con la collaborazione della Soprintendenza Capitolina.
- Progetto: Arch. M. Di Giovine coordinamento progetto, Soprintendenza Capitolina Dott. A. Campitelli, collaboratori S. Carletti, F. Spirito, Geom N. Ancona.
- Progetto per le scelte agronomiche consulente esterno Dott. Ada Segre
- Aspetti Archeologici Dott. A. Allimant
Procedimenti
- Conferanza Servizi
- Delibera di approvazione progetto
- Programma Giubileo
- Approvazione Comitato Giardini Storici del Mibact
Costi
Euro 900.000
Gestione, Manutenzione
Gestione dei giardini da parte del Comune di Roma in accordo con Soprintendenza con attività specialistiche fino al 2008. Gestione ordinaria del Servizio Giardini
Comunicazione
Presentato in numerosi Convegni Nazionali ed Internazionali specialistici sui giardini storici , recupero e riqualificazione
Pubblicazione
- Progetto pubblicato, a cura di M. Di Giovine sulla rivista Architettura del paesaggio, num 15, ed Paysage. 2006
- Campitelli, I Giardini segreti,, in volume Villa Borghese, Poligrafico dello Stato
Il Giardino di Coltivazione
Il Giardino di Coltivazione, l’antico Recinto delle Tartarughe seicentesco, che nella cartografia storica del Settecento appare con una grande serra, fu trasformato in giardino ornamentale solo all’inizio di questo secolo.
Deputato alla propagazione, coltivazione, conservazione e sperimentazione delle piante impiegate nei giardini di rappresentanza, il suo modello si ispira a giardini analoghi e il disegno attuale è basato su documenti tardo cinquecenteschi ed esempi reali ancora esistenti; ritorna oggi ad essere il luogo dove vengono coltivate le piante esposte negli altri tre giardini, dove gli agrumi saranno riparati in inverno e i bulbi ingrossati in estate. Secondo lo spirito di ordine e decoro del Cinquecento e Seicento lo spazio del giardino è stato ripartito su base geometrica e simmetrica. La sua pianta assume una forma che ricorda un ippodromo, come già in voga in alcuni giardini seicenteschi romani.
Il disegno, il cui centro è segnato dalla fontana, segue la suddivisione dettata dalla larghezza della porta di accesso e dal ritmo dei contrafforti del muro. Il giardino risulta ripartito in quattro riquadri, alla maniera degli antichi orti con aiuole quadrate, rettangolari larghe ed oblunghe con prati ed una esposizione di vasi con agrumi ed erbacee perenni. L’ ingresso al giardino è posto sull’emiciclo che abbraccia il Giardino della Coltivazione in direzione ovest e che è costituito da una parete sempreverde mista di poco più bassa del muro retrostante. In questo spazio sono piantati alberi di arancio amaro. Il Giardino è delimitato sul lato sud da una siepe di arbusti sempreverdi misti, mantenuti in forma semi-libera e intercalati da esemplari di melograno in corrispondenza dei sentieri sull’ asse Nord-Sud e punteggiati da due melograni che terminano il sentiero centrale sullo stesso asse. Tale siepe ha lo scopo di delimitare il lato sud del giardino e di rendere meno visibile l’interno del giardino stesso.
Il Giardino dell’Uccelliera
Il Giardino dell’Uccelliera evoca e illustra gli elementi caratteristici di un giardino romano d’inizio Seicento, le cui connotazioni risultano dallo studio delle fonti pubblicate e manoscritte dei primi decenni di quel secolo, quali le opere di Tobia Aldini (1625), di G.B. Ferrari (1633) e la documentazione d’archivio dei giardini di fiori di Francesco Caetani (1625) e di Antonio Barberini (c.l64 5). Si tratta di un giardino segreto di grande pregio che nasce proprio in quel periodo per esporre le bulbose da fiore esotiche di moda all’epoca. Il giardino è suddiviso in “spartimenti di fiori”, aiuole che formano un disegno ornamentale sempre di stampo geometrico. Queste sono a volte di dimensioni ridotte, sino ad assomigliare a “cassette”, sinonimo di aiuola secondo la dizione romana seicentesca. Sono contornate da pianelle romane che le delimitano e sottolineano il disegno, e alcune di esse sono internamente suddivise in compartimenti più piccoli. Questa modalità è finalizzata all’osservazione ravvicinata di ogni singolo bulbo in fiore, che ad inizio Seicento costituiva una rarità da esibizione.
La connotazione seicentesca di questo giardino è resa dall’uso enfatizzato di anemoni, la rizomatosa da fiore più importante in area romana, da dove veniva esportata in Italia ed in Europa. Tra gli anemoni, usati in particolare per delimitare il bordo attiguo alle pianelle, vi sono ibridi di Anemone coronaria e di Anemone pavonina.
Negli spartimenti di fiori sono piantati ibridi di Narcissus poeticus, di Narcissus tazetta e di Narcissus jonquilla.
Fra le varietà antiche che ancora sono reperibili si ricorda il Narcissus “Telemonius plenus”. Fra i giacinti sono stati inserite le forme di Hyacinthus orientalis più vicine alla specie nei colori bianco e azzurro, in quanto gli ibridi reperibili oggi sono molto diversi da quelli seicenteschi. A questi è necessario aggiungere i diversi tipi di Muscari e di Scilla, fra le quali la bellissima Scilla hyacinthoides. Inoltre, sono rappresentate le Fritillaria imperialis e Fritillaria persica, l’ Ornithogalum arabicum, il Pancratium maritimum e l’ Urginea maritima.
Il (tulipa) è volutamente rappresentato sottotono, nella forma di Tulipa sylvestris e di una collezione di tulipaini botanici sottostanti i vasi di gelsomino e posti in prossimità del Casino dell’Uccelliera.
Questo perché la moda del tulipano si afferma in Italia con un ritardo di alcuni decenni rispetto ai Paesi Bassi.
Al fine di bilanciare la più modesta fioritura estiva degli spartimenti, le bordure centrali sono state studiate per mostrarsi al meglio in un arco di tempo più lungo. Infatti, le cassette contengono impianti di papaveri orientali, di nigella e fiordaliso a fioritura estiva.
Una collezione di cisti, intercalata da gigli bianchi, è ospitata all’interno delle cassette disposte attorno alla fontana. Nonostante l’enfasi del giardino di fiori sia imperniata sulle bulbose da fiore a prevalente fioritura tardo invernale-inizio primavera, il giardino apparirà fiorito in tutto l’arco dell’ anno, grazie all’ inserimento di arbusti e bulbose a fioritura estiva.
Il Giardino Vecchio
Il Giardino posto a levante del V Casino Borghese è denominato “Giardino Vecchio”, in quanto preesistente all’acquisizione Borghese, in seguito alla quale venne ampliato e ridisegnato.
La ricostituzione evocativa proposta a seguito dell’intervento di recupero è costituita da una forma mista di “Giardino di Fiori ed Agrumi”. Fonte di ispirazione del rinnovato giardino è la serie di vedute di Simone Felice Delino inclusa nella seconda ristampa della raccolta di incisioni di Giovana Battista Falda (c.l678-1683). In questa è possibile vedere l’esposizione di vasi di limoni, aranci e cedri esposti su piedistalli, secondo un modello che ancor oggi è visibile nel Giardino Buonaccorsi a Potenza Picena.
Il rimpianto del Giardino dei Fiori è ispirato alla tradizione coronaria, ad evocazione di una tipologia in voga tra la metà e la fine del Cinquecento.
La suddivisione dei percorsi e delle aiuole del giardino è stata modulata sulla base della proiezione in piano degli elementi del “muro scultoreo” che fa da fondale al giardino: finte porte, nicchie e riquadri, hanno dettato gli assi e le ampiezze della maglia viaria, secondo i principi di compartimentazione architettonica adottati già dai primi del Cinquecento anche nella realizzazione dei giardini. La spalliera di melangoli addossata al muro settentrionale, ricalca l’antica sistemazione seicentesca e tardo settecentesca, nota dai documenti e confermata dalla sequenza degli incassi per i pali di sostegno delle strutture di difesa invernale della spalliera rinvenute nel corso dei saggi archeologici effettuati in loco.
Vasi di agrumi posti su piedistalli alti e bassi si inseriscono in posizioni preminenti e negli angoli interni differenziando gli agrumi per diversa importanza. Il secondo tema evocato dal Giardino Vecchio è la tradizione coronaria. Secondo una pratica antichissima, recuperata ed enfatizzata nell’Umanesimo e nel Rinascimento, le piante del “giardino di fìori coronario” erano destinate alla fabbricazione di ghirlande, festoni e collane vegetali, a cui, veniva attribuito un valore terapeutico, magico e simbolico. Si ricordano, ad esempio, gli ibridi antichi di rosa gallica, di rosa centifolia, di rosa alba e di rosa damascena, gli amaranti, i fiordalisi, le viole, i gigli, le peonie e i garofani a cui si aggiunsero il tagetes, il girasole, la meraviglia del Perù ed il tabacco di provenienza americana.
Il periodo di maggior splendore di questo giardino, composto prevalentemente da erbacee perenni da fìore e piante aromatiche, in misura minore da arbusti e alberi, caratterizzati da fiori e/o fogliame profumati, è all’inizio dell’estate.
Le esotiche sono limitate a quelle specie annuali che, introdotte ai primi del Cinquecento, erano già frequenti nei giardini nella seconda metà di quel secolo e sono esposte nella Piazza del Sole (tagetes, meraviglia del Perù, tabacco, amaranti, girasole, peperoncino). Attorno al bordo della vasca è disposta una collezione di garofani antichi in vaso, con un andamento che ricorda la composizione del rosario dove i 5 vasi di garofano sono posti fra due di tagetes (garofano indiano) per illustrare il collegamento con la tradizione religiosa, essendo il rosario il frutto della trasformazione in perle di una collana di fiori.
Il Giargino della Meridiana
Posto fra il Casino dell’ Uccelliera e quello della Meridiana, la sua area era originariamente adibita a “Gallinaro“, come risulta dai documenti e dalle vedute dell’epoca.
Questo spazio concluso fu trasformato in giardino di fiori in concomitanza, o poco prima, della creazione del Casino della Meridiana, avvenuta mediante la ristrutturazione di un edificio preesistente e completata attorno al 1680. Il disegno riprende forme geometriche caratteristiche del periodo con particolare riferimento al rinnovato interesse per le meridiane, e pone l’accento sul carattere teatrale del giardino, all’interno del quale era posto il ‘teatro dei fiori‘, costituito da una struttura a scalini sulla quale venivano esposti i vasi di fiori esotici, per essere comodamente osservati daivisitatori. L’orologio solare posto sulla facciata orientale del padiglione della Meridiana si collega alla “rosa dei venti” o stella, elemento centrale del giardino.
L’impianto evoca le mode orticole di metà e seconda metà del Seicento con bulbose da fiore, ma anche erbacee perenni ed annuali introdotte nei giardini in quel periodo. Fra le bulbose è conferito ampio spazio al tulipano, che oltre a diventare di moda in Italia proprio in quel periodo, è anche raffigurato nelle decorazioni a stucco della facciata orientale del padigliene della Meridiana. Con il tulipano si affermava sempre più anche la moda del giacinto orientale e del ranuncolo asiatico, e si arricchisce ancor di più quella degli anemoni.
L’impianto invernale della stella è costituito da bulbose di pregio; al centro è inserita una Fritillaria imperialis “Rubra maxima”, mentre i bordi e le diagonali dell’ottagono sono sottolineati da una fila di anemoni. Negli interspazi ci sono tulipani antichi alternati, fra i quali i seicenteschi “Due van Thol” e “Lac van Rijn” provenienti dallo stock dell’Hortus Bulborum di Limmen. I raggi della rosa dei venti hanno lo stesso tipo di impianto, ma la punta si differenzia per la presenza di una terza varietà di tulipano antico.
Le aiuole romboidali che circondano la rosa dei venti sono piantate con giacinti orientali e bordati da muscari, con un gioco bicromatico alternato di bianco e blu. L’impianto estivo della stella, è caratterizzato da un girasole al centro dagli asfodeli sui suoi raggi. Sulle punte invece, è stata inserita una pianta di Lobelia cardinalis introdotta proprio a metà Seicento. Dictamnus a/bus, specie nota sin dal medio evo, nelle forme rosa e bianca fanno corona nelle aiuole romboidali.